Vedere le opere di Ivan Karas equivale a compiere un viaggio nel passato. Un passato diverso. Non molto lontano ma neanche così tangibile.
Ivan Karas è ucraino, e la matrice orientale è presente in tutte le sue opere, anche in quelle meno religiose, dove gli elementi di tipo “bizantineggiante” vengono meno. Ma l’impostazione è sempre quella. C’è qualcosa di arcaico nel preziosismo che contrassegna il suo linguaggio sul sacro, nella stilizzazione delle forme e nell’antinaturalismo che caratterizzano la sua pittura, semplice e rigorosa nella struttura ma complessa nel contenuto. Tra le sue opere, infatti, troviamo tante pitture murali e numerose iconostasi, quelle strutture divisorie adorne di immagini sacre interposte tra il presbiterio e le navate delle chiese, una separazione tra lo spazio laico e lo spazio sacro usata ancora oggi negli edifici religiosi di rito greco.

Prendiamo ad esempio il Cenacolo e gli altri dipinti del pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat a Roma: come non rivedere in quei tratti spigolosi, in quelle linee rigide e austere, in quei colori spenti, i mosaici e la pittura bizantina! E ancora di più nelle splendide icone del Collegio Pio Romeno; anche qui la linea è estremamente rigorosa, ma le figure sono dominate da una sorta di surrealismo, di sospensione nel vuoto: elementi che conferiscono una maggiore ieraticità e drammaticità, nonché un forte simbolismo che prelude al divino. Non dobbiamo dimenticare che le icone rappresentano un caposaldo dell’arte russa: sono circa 1000 anni che questi particolari dipinti su tavola hanno grandissimo rilievo negli edifici religiosi di quei luoghi, predominando anche sull’affresco, e Ivan Karas, ucraino di Berezane, attraverso la sua arte conferisce onore a questa antica tradizione della sua terra.

Resurrezione (pag. 41) è un’opera che appartiene ad una serie particolare, dove Ivan tratta l’elemento religioso secondo la propria interiorità, non essendo legato a vincoli di committenza. Anche in questa esplosione di luminosità, di luce, di santità, emergono in una qualche maniera l’impostazione orientale, che conferisce sacralità al dipinto, e un qualcosa di più che rende le opere dell’artista ucraino veramente speciali.

Oltre alle committenze religiose e, quindi, ad un certo tipo di soggetto, che, comunque, evita di lasciare libero spazio al fluire delle emozioni, Ivan Karas da il meglio di sé nelle opere, pescosi dire, profane. In questa pubblicazione sono presenti, infatti, alcuni dipinti di genere erotico, alcuni ritratti e carboncini su carta. La linea del disegno di Ivan è purissima. Egli possiede un tratto straordinario. Lo si può vedere dai disegni, ma si intuisce anche nei dipinti. Basta osservare i carboncini per arguire quanta padronanza del mezzo e quanta sicurezza nel tratto emanano le immagini di questo autore. Considerando la sua giovane età – è nato nel 1969, sicuramente se ne sentirà parlare ancora. E molto.

Simona Paronetto